lunedì 30 aprile 2012

E invece si chiama proprio FEMMINICIDIO

Scrive oggi un'autorevole opinionista del Corriere: "ma non chiamateli più femminicidi". E dimostra così (purtroppo), di non essersi mai occupata di questo argomento. Ci abbiamo messo tanto, signora Fedrigotti, a conquistarci questo termine e - finalmente! il riconoscimento del suo esclusivo significato. Che si teorizzi, addirittura, che utilizzarlo al posto di "omicidio" potrebbe fare apparire questi delitti "meno gravi" delle "normali" uccisioni richiede un chiarimento: si chiamano FEMMINICIDI. Sono le uccisioni di donne in quanto tali e in quanto tali considerate da alcuni proprietà personale. "Le parole contano, ed è pericoloso usarle con leggerezza perché possono modificare la percezione", scrive nel suoi trafiletto la signora Bossi Fedrigotti; e ha ragione. Proprio perché le parole sono importanti, non toccate la parola FEMMINICIDIO.

4 commenti:

  1. Forse ricordo male, ma la Bossi Fedigrotti non e' una femminista storica? Da qualche parte dovrei avere anche un suo libro degli anni70. O anche lei ha dimenticato tutto, come quella militante di allora che si chiama Eugenia Roccella?

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  2. Negli anni '70 non era ancora cosi' evidente l'importanza delle parole.
    Almeno in questo qualche passo avanti l'abbiamo fatto.
    Invece la cultura assassina e' ancora molto da intaccare.

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  3. il fatto è che non basta essere "femministi" se poi non ci si interessa delle donne; la Fedrigotti come dice bene il post ha dimostrato di non essersi mai occupata dei femminicidi, altrimenti non avrebbe fatto lo scivolone di sorvolare su anni di mattanze e di lotte in cui il termine femminicidio ha acquistato una consistenza precisa, da Ciudad Juarez fino ai macellai de noantri, e per giunta di farlo appellandosi all' importanza delle parole! viste però come fosse un problema di bon ton e sotto sotto, secondo me, anche alludendo inconsciamente a che ci sia qualcosa di svilente nell'essere "femmina".

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  4. Permetti, Gianluca, negli anni '70 io c'ero, e ti assicuro che l'importanza delle parole era adeguatamente percepita, e in alcuni casi ancor più di oggi. Forse è Fedrigotti che non c'era, o che ce fa.

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