martedì 28 dicembre 2010

ringraziate le femministe

dalla pagina "ringraziate le femministe" ci siamo cancellate in parecchie amiche, femministe e di sinistra, a causa di un post, come dire, inneggiante a Prospero Gallinari e alle "donne dei terroristi". Se fossimo su Facebook ve lo condividerei qui, ma nel blog non so come si fa.

Thank you so much, sisters

Sapete una cosa...? su fb mi ha colpito una 'pagina' che si chiama "ringraziate le femministe".
Lasciamo stare i contenuti generali della pagina, che non conosco bene. Mi interessa qui solo una riflessione che spicca a lato della pagina, su cui non si può non essere d'accordo:
    Ringraziate il movimento femminista se potete essere considerate cittadine invece 
    di merce. Se potete
    VOTARE
    SCEGLIERE COSA INDOSSARE
    SEPARARVI
    DIVORZIARE
    SCEGLIERE LA PERSONA DA AMARE
    SBAGLIARE
    RICOMINCIARE
    LAVORARE
    FARE CARRIERA
    ASPIRARE ALLA REALIZZAZIONE.
Già... pensandoci sembra impossibile che solo fino agli anni Sessanta e Settanta queste "libertà" per le donne erano IMPENSABILI (come lo sono ancora, del resto, in tantissimi Paesi del mondo). E allora ho pensato: già al cubo, ma perché invece di snobbare il femminismo con indifferenza, e a volte con fastidio, non lo ringraziamo?! come è stato che abbiamo ceduto a chissà quale propaganda malevola e strisciante che ci vuole convincere a confondere le "femministe" con delle racchie acide, che vogliono per forza sopraffare qualcuno? Sempre su fb, oggi ho trovato una pubblicità degli anni Sessanta che recita: 
"E' bello avere una ragazza in giro per casa. Con QUESTI pantaloni puoi camminare su di lei senza nessun bisogno di spararle". Eccola qui: (il commento in rosso è nostro - ça va sans dire..).




Bè, forse a questo punto non è necessario spiegare perché, improvvisamente, sento il bisogno di ringraziare le femministe.   
E lasciamo stare che da "quella" pagina pare si siano cancellate parecchie amiche, femministe e di sinistra, a causa di un post che "inneggiava" a Prospero Gallinari e alle "donne dei terroristi"... Non era un invito alla pagina, questo post, ma a una riflessione più ampia.

mercoledì 1 dicembre 2010

D-Day • primo blitz a Milano

Potremmo dire che nella discussione di Milano (del 18 novembre e del 1 dicembre), si è vista una differenza fra chi ritiene che un D-Day sia già un obiettivo in sé, e chi vuole invece AZIONI CONCRETE, più precise e individuate. Qui un riassunto:
Perché il D-Day è già un obiettivo?

1. perché confrontarsi collettivamente, facendo rete, è già un risultato preciso che cambia la nostra vita (e il peso delle donne nella politica, nel lavoro e anche nel personale);
2. perché lanciare e organizzare un simile evento (per giunta in collegamento con altri previsti per il 2011) comporta un viaggio nel quale si rompe l'isolamento e ci si conosce, si impara ad esprimersi, si incoraggia e si sviluppa quella consapevolezza critica del femminile che è alla base della partecipazione e della capacità stessa di incidere.. il viaggio in sé è perciò già la méta.
Perché è indispensabile indicare fin d'ora ANCHE obiettivi "concreti"?
1. perché qualunque confronto è ora che dia corpo a delle conclusioni;
2. perché bisogna agire prima che vengano smantellati del tutto i risultati delle conquiste degli ultimi 30 anni: alla velocità della luce infatti (dal brutale taglio del telefono contro il traffico di ragazze schiave, al processo di chiusura dei consultori), i sistemi di tutela ci si stanno squagliando sotto agli occhi;
3. perché se noi per prime puntiamo a obiettivi solo di principio, o al ribasso (come il 30% di "quote" di presenza), non potremo mai ottenere una vera partecipazione, proporzionata all'entità e al valore delle donne.
La proposta è dunque di sostenere attivamente gli sforzi per:
1. difendere strutture vitali per le donne, che ora sono duramente attaccate (cosa di cui, attualmente, la maggioranza delle donne non è messa in grado di rendersi conto)
2. fare un salto di qualità nella direzione di ottenere una equilibrata spartizione del potere.
E' inutile a questo scopo fondare nuove associazioni; più produttivo, invece, fare quadrato per potenziare le energie esistenti facendo nostre le loro parole d'ordine.
Riguardo all'obiettivo di giungere a una vera partecipazione decisionale, nella riunione è stato portato un importante contributo da Chicca Olivetti, animatrice di un movimento che si chiama, appunto, "La metà di tutto", e a cui vi rimandiamo. Per le stesse ragioni il blog di D-Day deve ospitare TUTTI i riferimenti alle associazioni esistenti e aiutare i collegamenti fra tutte. Nel prossimo periodo cercheremo di individuare proposte per realizzare eventi di partecipazione, da flash mob, a video, a incontri nelle scuole, conferenze eccetera.. il tutto nel modo più interfacciato possibile con le altre iniziative in corso.
La partita è aperta; la proposta è di giocarcela fino in fondo, mettendo al bando ogni posizione vuotamente ideologica e ogni stupida competizione.

Per chi fosse interessata a sapere di più su quanto è stato discusso a Milano.. QUI un approfondimento sulle considerazioni fatte:

1. I temi focalizzati
Gli argomenti sono stati tanti e riassumerli non è facile.
Se andiamo per punti, il più complesso e ovvio: COSA VOGLIAMO OTTENERE?
praticamente contiene tutti gli altri, implicando anche il come e il perché. Cosa vogliamo?
• sostenere la dignità femminile
• rifondare i rapporti con il maschile su basi di rispetto reciproco
• conquistare anche la solidarietà partecipata degli uomini
• dare voce al vasto respiro collettivo e variegato di uomini e donne animati da veri principi di collaborazione
• reclamare la metà di tutto
• GUARIRE (nientemeno).
A ben vedere, tutti questi punti sono sinonimi; o parti dello stesso concetto.
Il mondo NON può guarire se non si riequibra, all'origine, la stessa visione che ne abbiamo:
• come il mondo ricco deve guardare al Pianeta ANCHE dal punto di vista dei Paesi poveri,
• così l'Umanità deve guardare alla realtà ANCHE dal punto di vista della sua parte femminile.

A qualcuno sembreranno obiettivi astratti; tanto ambiziosi da proiettare uno scenario da qui a 10.000 anni. Eppure noi li dobbiamo volere ADESSO: è così che li otterremo; da subito. Come semi, scintille, elementi olografici che già in sé racchiudono il tutto.
Il solo fatto di volerli è qualcosa da cui tutti, uomini e donne, abbiamo solo da guadagnare ed è fra i nostri obiettivi far comprendere il perché.
2. Dalla dignità > alla vera condivisione del potere
Più nello specifico: è stato giustamente osservato che, se le donne sono la metà della popolazione, non si vede perché non debbano figurare in tali proporzioni (anche) in ogni ambito in cui SI DECIDE.
Eppure l'evidenza statistica (specie in Italia) parla chiaro: le donne sono sistematicamente ESCLUSE da ogni ambito decisionale; poche eccezioni confermano solo la regola.
Come ce lo spiegano? Una volta il problema era liquidato con l'argomento: le donne sono inabili. La "donna", essere umano grazioso quanto monco, là dove si decide e si agisce NON può eguagliare l'essere umano itself (il maschio). 
Ma se c'è una cosa certa è che a questa barzelletta nessuno crede più. Tanto che giovani e giovanissimi (molti dei quali credono che "femminismo" sia una parolaccia), si cullano anche nell'ingenua certezza che il valore femminile sarà riconosciuto.Dunque, che altre spiegazioni vien data alla cronica esclusione delle donne da ogni decisione importante? NESSUNA. Semplicemente NON SE NE PARLA davvero: il parlarne si stempera in un chiacchiericcio di donne inascoltate. Il concetto viene confuso, nascosto, annebbiato; un rumore assordante, una nebbia vischiosa, un'ottusa distrazione lo tolgono di mezzo.
Sorge però un nuovo mito: siccome le donne non sono inabili, SE non sono dove si decide è perché NON ci vogliono stare; per loro libera scelt
a. La verità è che da un lato divisione, confusione, menzogna impediscono alle scelte di essere libere; dall'altro silenzio ed inerzia fan si che le leggi della parità restino lettera morta.